Cartoline dal futuro

Spazio Milesi – Milano
“Cartoline dal futuro”
Silvio Motta
opening, november 16, 2023
aperitivo 7pm.
visiting hours
Tue – Sat, 11am. – 7pm.
via Felice Casati 29, Milano
info@spaziomilesi.com
+39 3460908204
+39 02 80721214
www.spaziomilesi.com
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“Cartoline dal Futuro”

E “…se Lenin non avesse avuto dal governo tedesco il permesso di tornare in
Russia con il suo Stato maggiore nel famoso vagone piombato; se Hitler
fosse rimasto accecato dai gas che lo investirono e gli offesero assai
gravemente la vista, che sarebbe successo?”.
È davvero la Storia legata alla fatalità del proprio accadere? Il più importante
esponente dello stoicismo assoluto, Benedetto Croce, nega per lo storico
l’utilità di porsi il problema della casualità dell’accadimento storico,
definendola antistorica e illogica. Ma cosa accadrebbe qualora
l’immaginazione umana riuscisse ad oltrepassare la realtà disegnando
scenari futuri, cosa accadrebbe qualora il “problema del se” dello storico
fosse associato al pensiero del chiaroveggente? Da Stuart Mill a Bentham,
da Orwell a Chan, da Stephenson a Celine fino a Bulgakov la storia
dell’umanità viene narrata attraverso racconti distopici come opere dal sapore
satirico verso possibili società del futuro, quali veri e propri ammonimenti del
hic et nunc.
Sono gli “Urban Warriors”, 2013 di Silvio Motta che tra memoria immaginifica
e perspicace prescienza hanno saputo ridurre la differenza tra distopia,
ucronia e utopia, inscenando la storia futura. Là dove l’utopia e la distopia
identificano il “nessun luogo”, e l’ucronia incarna il “nessun tempo”. I robot
umanoidi, costruiti mediante un collage di immagini di pezzi meccanici, ci
ricordano come la tecnologia ha saputo avvicinare gli androidi all’umanità,
trasformando la fantascienza in scienza e l’irrealtà in realtà.
“Cartoline dal Futuro”, 2023 sono opere che danno il nome alla mostra, e che
ne simbolizzano il cortocircuito, le miniature tridimensionali rimandanti
universi futuristici, simulano un mondo comunicativo fatto di attese ormai
soverchiato dalla nascita del web e dalla velocità che lo rappresenta; fonti
iconografiche che divengono finestre su un futuro anteriore, poiché
rappresentanti l’anteriorità di un evento rispetto ad un evento già futuro.
Annalisa Portesi
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Presento per la prima volta presso questa galleria, – ideale luogo di incontro tra arte e architettura
-, una serie di mini composizioni chiamate “Cartoline dal Futuro” insieme alle rappresentazioni
antropomorfe umanoidi, “Urban Warriors”, il mio lavoro del 2013, composte apparentemente con
le tecnologie che impattano sulla nostra vita quotidiana: si tratta di  collage di immagini
meccaniche fuori scala per “ricostruire” l’uomo contemporaneo, un immaginario che fa
riferimento a simbolismi e miti della società ipertecnologica dei nostri tempi.
La nuova serie di miniature tridimensionali, -stampe su plexiglas-, progettate a partire da un
ridisegno del formato della cartolina tradizionale , nasce quindi dal lavoro precedente, quasi un
prequel di memoria pre-adolescenziale, quando la sorprendente serie “Urania” di Mondadori ci
svelava mondi fantastici e visioni futuristiche che oggi, a distanza di 50 anni,  sono
incredibilmente confermate in toto (è proprio vero che tutto ciò che si può immaginare già esiste e
lo si può anche realizzare?).
Le Cartoline spedite nel passato da un futuro lontano, ci vengono consegnate oggi per
raccontarci il nostro presente, ricordate la teoria della Relatività di Einstein, secondo cui lo spazio
ed il tempo si deformano in prossimità di corpi molto massicci (stelle, pianeti, ecc.) oppure
quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quella della luce,
vedi il “Paradosso dei due Gemelli”* già scena finale nel celebre film di Kubrick “Odissea nello
spazio”.
Questa suggestione è narrata anche nell’installazione video al piano inferiore montato su un brano
composto da Claudio Lugo, tratto dal CD “Minotrauma” della Dolmen Orchestra dove una danza
tribale arcaica evocata dall’orgasmo sonoro del dio umanoide “Minotauro” rimanda alle sequenze
video tratte da alcuni film storici della fantascienza.
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(*) Ci sono due gemelli di 40 anni. Uno dei due è un astronauta e sta per partire in un viaggio a bordo di un’astronave. I due gemelli si salutano. L’astronave deve raggiungere una stella a 10 anni luce e poi tornare, viaggiando al 66% della velocità della luce. Al termine della missione l’astronave torna sulla Terra. Se viaggia a 2/3 della velocità della luce e la stella dista 10 anni luce, l’astronave impiega 15 anni per raggiungerla e altri 15 per tornare sulla Terra. Quando l’astronauta torna a casa riabbraccia il suo gemello che ormai ha 70 anni. Il gemello astronauta è però otto anni più giovane dell’altro, ha 62 anni. Durante il suo viaggio sull’astronave il tempo è trascorso più lentamente, perché il razzo si è spostato a velocità elevatissime. Sulla Terra, invece, il tempo terrestre ha continuato a scorrere normalmente. Per questo motivo al suo ritorno l’astronauta è più giovane del previsto. Per entrambi i gemelli il tempo hacontinuato a scorrere normalmente ma a velocità differenti e nessuno si è accorto di nulla. Gli effetti si sono visti soltanto quando i due gemelli si sono incontrati nuovamente sulla Terra.

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La produzione artistica prosegue parallelamente alle altre attività e insegue un’ispirazione intima in cui realtà e fantasia tendono a sovrapporsi alla ricerca di una mappa di sopravvivenza come già nella sua prima personale presso la Galleria Multimedia di Romana Loda a Brescia nel 1991: “Motta racconta per sequenze (“La vita segreta delle piante”, “Il mio piccolo teatro volante”, “Quadrato nero con nuvole, con stelle cadenti, con lucciole…”) assemblando forme geometriche, tessuti, foglie, rametti, pezzi di corteccia, fili tesi, spilli, vetri, scritture. Le sue opere sono come teche, archivi della memoria che al posto di un indice sistematico e ordinatore hanno costellazioni di frammenti, mappe di rotte emotive. Il carattere diaristico lo dichiara lo stesso autore che in uno scritto si racconta: “Quando prendo in esame la mia vita, mi spavento di trovarla informe…la mia vita ha contorni meno netti…la definisce con maggior esattezza proprio quello che non sono stato…la ripercorro per ravvisarvi un piano, il fluire d’un corso d’acqua sotterraneo”. Nascono teatrini immaginifici tra il silenzio e l’incantesimo, che attendono un alito sottile che li faccia palpitare.

È l’opposto dell’artista eroe (si pensi alle teorizzazioni di Beuys) ma insegue in delicate ragnatele la stessa estrinsecazione della forza insita nella materia, in frammenti di quell’opera globale che è la vita. Alcune sculture in forme primarie si propongono come occupazione armonica dello spazio e “ingombro” di sogni o, per dirla col titolo della mostra, come “l’albero che si trasformò in stella”. (f.l.)

A partire da metà degli anni ’90 l’utilizzo sempre più frequente del video quale forma di “quinta dinamica” condurrà ad una serie di installazioni multimediali “site specific”, la commistione tra linguaggi diventa metodo di lavoro sempre con una dichiarata espressione scenografica: tra gli altri l’installazione video “29MUC7 – la croce e il quadrato”, mandala psichedelico (Festival Emmas, Olbia 2004)  i cui singoli frame video sono altrettanti light boxes; “Adamello il cuore trasparente” (MUSIL di Cedegolo, 2011), video girato riprendendo i sette torrenti dell’ Adamello e la sua sorgente sul ghiacciaio alla ricerca dell’essenza “spirituale” di ciascuna valle evidenziato infine da un codice colorato a barre ricavato dai colori riflessi nelle acque; “Sospensioni cromatiche” (Tagliata del Ponale, 2007) dove la proiezione di immagini ispirate dalle poesie di H.Michaux contrastano con la superficie corrugata delle caverne del forte austriaco scavato nel cuore della montagna; “Chi cerca l’uomo trova l’homo pubblicitarius” (Galleria Inga Pin, Milano 2007) in collaborazione con Gianfranco Milanesi come scriveva la compianta Maria Grazia Torri “ecco a seguire i mirabolanti creatori della macchina BIG MOUTH, Gianfranco Milanesi e Silvio Motta, che centrano perfettamente il problema spinoso dei rapporti di coppia tra umani, cioè il problema di ritrovarsi per accoppiarsi, frequentarsi, usarsi, piacersi, sposarsi, e/o varie e eventuali. Ecco BIG MOUTH una scatola in cera bianca su cui si imprimono le immagini delle famose labbra rese note da Man Ray, che fanno uscire un annuncio tipo. Si dichiara lo scopo (relazione o eventuale matrimonio) e si seguono cliché predeterminati quali il sentimentalismo, il denaro, l’innocenza, l’esclusività, o la mancanza di vizi. Questi cliché sottintendono di fatto, tra le righe, un desiderio o un’impossibilità d’incontro, anche sessuale, oppure un’ideale di presupposta felicità irrealizzabile. Impossibilità di comunicare, ipocrisia totale (di chi, per esempio, non si riconosce diverso pur essendolo o di chi è già un umanoide) negazione del rapporto, solitudine, infine

disperazione sono le vere protagoniste dell’installazione (e della vita) che riduce il sentimento di coppia ad una farsa virtuale basata su visioni effimere e ideali inesistenti e preconfezionati”.

Negli anni 2000 la dimensione digitale prende sempre più il sopravvento nella realizzazione tecnica e acquista una nuova

dimensione narrativa con il lavoro presentato nella collettiva “Being Human, Haitsma’s way” (Spazio Contemporanea a

Brescia, 2013), in parte esposto oggi presso lo Spazio Milesi; scrive a proposito Giampietro Guiotto: “La collettiva “Being Human, Haitsma’s way” si presenta come una riflessione sull’incerta identità umana nell’età contemporanea e sulle difficoltà del pensiero filosofico ed estetico di alleviarne la tragicità del vivere… Il ricorso di Motta al mondo del web, dal quale preleva frammenti di immagini per assemblare robot dagli occhi artificiali, pezzi di motore e di architetture, come la Torre Eiffel, dà luogo a ipotetiche visioni di matrice surrealista e futurista, che rivisitano i superpoteri della macchina e lo spirito fantascientifico del superuomo tecnologico. L’inquietudine umana, mascherata dall’artista con la realizzazione di potenti mostri, è quella relativa al corpo e ai suoi mutamenti nell’era della clonazione, dell’ibridazione e della manipolazione scientifica, che portano l’individuo alla metamorfosi fisica e al potenziamento di inedite sensazioni e percezioni”.

mostre recenti:

2022 – Installazione presso il Museo della città di Villingen-Schwenningen “Utopie-Heimat”

2017 – Installazione Multimediale “La stanza di Dafne e altre metamorfosi” – Casa del Provveditore a Salò.

2013 – Spazio Contemporanea a Brescia “Being Human, Haitsma’s way”

2011 – Video installazione “Adamello/ il cuore trasparente” per LAQUA/Aperto – MUSIL di Cedegolo.

2009 – Video performance “Il sogno del Parco del Sogni” per Lorenzago Aperta

2007 – Galleria Inga Pin a Milano: “Big Mouth: chi cerca l’uomo trova l’homo pubblicitarius”

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mia intervista


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